venerdì 16 ottobre 2009

Nascita del feudalesimo


Nel Medioevo si formò in Europa una nuova forma di organizzazione sociale e politica, chiamata feudalesimo.

Nel V secolo, le invasioni barbariche fecero cadere l’impero romano d'occidente e precipitarono l’Europa in un clima di paura e insicurezza.

Gli invasori, che provenivano dalle regioni dell’Europa centro-settentrionale, portarono però anche nuove regole e usanze che, con il tempo, si mescolarono a quelle romane. I popoli germanici non appartenevano a uno stato, ma vivevano in diverse tribù, comandate da un re. Tra il re e il suddito (così come tra il più forte e il più debole) esisteva un rapporto di fedeltà che non era sottoposto ad alcuna legge.

Il clima di insicurezza e l’unione tra le usanze dei barbari e le leggi romane, diedero origine a un nuovo sistema di relazioni e di governo, che venne chiamato feudalesimo.

Senza più uno stato centrale capace di proteggere i suoi cittadini, gli uomini iniziarono a cercare protezione presso persone vicine a loro e più potenti di loro. I contadini chiesero così protezione ai proprietari terrieri; questi si rivolsero ai signori che regnavano su piccoli territori, i quali a loro volta si rivolsero ad altri signori, che avevano un potere ancora maggiore.

IL RAPPORTO DI VASSALLAGGIO

Il signore stabiliva dunque con i suoi pari (cioè dello stesso rango sociale) un sistema di relazioni personali (da uomo a uomo) che prese il nome di rapporto di vassallaggio. Ciò significa che un nobile diventava il signore di coloro che erano meno potenti di lui ma allo stesso tempo era il vassallo di un nobile ancora più potente.

Al vertice di questa struttura stava il re, sovrano di tutti i signori. Seguivano poi i signori più potenti (i vassalli), spesso membri dell’aristocrazia, che ottenevano dal re le terre migliori in feudo. I vassalli, a loro volta, erano signori dei valvassori, ai quali affidavano parte delle loro terre in cambio di fedeltà. Ai piedi della piramide stavano i valvassini, cioè i vassalli dei valvassori.

L'economia feudale
Il feudalesimo, sebbene nella sua forma esteriore si presenti come un fenomeno politico-militare, nella sua intima natura si rivela un fatto di carattere prevalentemente economico: esso non è altro che la consacrazione legale del monopolio della ricchezza terriera, usurpato da pochi privilegiati a danno delle popolazioni asservite. Il fenomeno é dunque essenzialmente agrario. La campagna, fonte delle maggiori ricchezze, prende il sopravvento sulla città, già tanto decaduta attraverso le invasioni barbariche; il castello del feudatario diviene il cuore anche della vita economica. Questa vita è la conferma decisiva di quel ritorno all'economia naturale, a cui il trionfo dei barbari ha da secoli sospinto il mondo civile. Tutti vivono dei prodotti della terra: il feudatario che da essa trae la sua ricchezza, il colono che si vede pagato il suo lavoro, non in moneta, ma col prodotto del suolo. E il feudo é come un mercato chiuso: ciò che entro il feudo si produce, entro il feudo si consuma; nullo é il traffico, onde il danaro è rarissimo, mentre frequente é il baratto, come nei tempi primitivi; grande é la miseria degli umili, ai quali il lavoro assicura appena quel che basta per non morire. Ricco è solo colui che possiede la terra, poiché egli, pur non avendo molto danaro, dispone dei prodotti del suolo, che sono l'unica ricchezza di quei tempi.

Le classi sociali
Ecco quali sono le classi sociali durante il feudalesimo :
La nobiltà. - Nella società feudale il primo luogo é tenuto dalla nobiltà fondiaria, composta di grandi e di piccoli feudatari, laici ed ecclesiastici, la quale possiede quasi tutte le terre, esercita su di esse i poteri sovrani, vive del reddito terriero, e sola ha il diritto di costituire la milizia, cioé la massa dei cavalieri, che sono il nerbo dell'esercito feudale. Suddivisa in molteplici gradazioni, organizzata secondo le gerarchie del vassallaggio e le esigenze dell'ordinamento militare, la nobiltà é una classe compatta, gelosa dei suoi diritti, forte e violenta; dal punto di vista feudale essa costituisce anzi l'unica vera classe sociale, essendo tutte le altre escluse dall'ordinamento militare, e quindi al di fuori della organizzazione feudale.
La borghesia. - Comprende gli abitanti dei borghi e delle città (cives, burgenses = borghesi), raccolti essi pure nell'àmbito del feudo, ma viventi abbastanza in libertà per attendere alle piccole industrie e ai traffici. Tra costoro sono molti i Latini, gente sul cui animo fanno scarsa presa le idee feudali; essi tendono naturalmente ad una sempre maggiore libertà, si appoggiano più volentieri al vescovo che al feudatario, prendono parte alla vita municipale che va risorgendo, cominciano ad assorbire, col lavoro e con modesti traffici, il poco danaro, che é in circolazione, e preparano la rivolta al feudalesimo con la formazione del Comune.
I servi della gleba. - Nelle campagne vive la popolazione agricola, più direttamente soggetta al feudatario, del quale coltiva le terre e a cui obbedisce come a sovrano. Dal suo lavoro essa non ritrae alcuno stipendio in danaro; generalmente il feudatario assegna al colono un appezzamento di terreno, del cui prodotto egli deve vivere con la sua famiglia. Questo terreno è quasi sempre assai piccolo, spesso incolto e poco fertile, si che, tra le popolazioni dell'età feudale, quella dei contadini è forse la più disgraziata. Appartengono a tale classe le infinite varietà di rustici, massarii, servi, coloni, i quali tutti tendono a divenire una classe uniforme di servi della gleba, viventi in una semi-schiavitù. La loro situazione é peggiorata dall'obbligo di prestazioni gratuite a favore del feudatario (corvatae = corvées; onera; angariae), dalle imposizioni di decime sui raccolti spettanti al contadino, dalla pretesa del signore di esigere nuove taglie o tasse per ogni atto della vita giuridica, come il maritaggio per il consenso al matrimonio dei sudditi, il mortuario per l'autorizzazione delle successioni, il mutaggio per la permutazione di fondi colonici. Si aggiungano inoltre i diritti di pedaggio per passare su di un ponte o per una strada, di ripatico per navigare sui fiumi, di foratico per negoziare sui mercati, di erbatico per condurre animali al pascolo, di molitura per usare del mulino del feudatario, e finalmente i dazi fiscali, e si avrà un'idea dell'enormità delle gravezze imposte alle classi inferiori dalla nobiltà feudale. Che se gli abitanti dei borghi e delle città riuscirono spesso a sfuggire tale cumulo di angherie, le popolazioni agricole dovettero sotto-starvi, senza speranza di pietà. Per tal modo, quando le città prepararono la riscossa contro il feudalesimo, il malcontento e l'esasperazione delle classi agricole divennero la leva, con cui i Comuni riuscirono a scalzare e a rovesciare l'edilizio feudale.

Industrie e commercio nell'età feudale. - Rispetto all’agricoltura il feudalesimo rappresenta un notevole miglioramento in confronto dei precedenti periodi barbarici. La presenza del signore sui propri terreni riattiva l'agricoltura che, profittando della sicurezza garantita dalla forza del feudatario, non ha a temere le distruzioni dei barbari o le devastazioni dei predoni. Quanto alle industrie, esse si riducono alla forma domestica, gli schiavi o i servi del signore esercitano i mestieri (ministeria); solo nelle città e nei borghi stanno artigiani liberi e forse anche rudimentali corporazioni. Ma il commercio diventa una cosa difficile, prima di tutto perché é quasi impossibile viaggiare, non permettendo il signore che i suoi uomini, già così scarsi, lo abbandonino; poi perché i rigidi confini tra feudo e feudo, le dogane, i controlli, i pedaggi finiscono per ostacolare il traffico, che si riduce così tutto nelle fiere, dove il grosso dei venditori é dato da mercanti girovaghi, spesso ebrei, sempre poi d'importanza assai limitata; quanto al grande commercio d'oltre mare, esso esorbita dalla economia feudale ed è tutto in mano di chi domina il mare, cioè dei Bizantini, degli Arabi e delle repubbliche marinare italiane.


Carlo Magno

CarloMagno fu re dei Franchi e dei Longobardi e imperatore del Sacro Romano Impero. Carlo nacque tradizionalmente il 2 aprile 742, primogenito di Pipino il Breve (714 - 768), primo dei re Carolingi. Il soprannome Magno (in latino Magnus, "grande") gli fu dato dal suo biografo Eginardo.
Grazie a una serie di fortunate campagne militari allargò il regno dei Franchi fino a comprendere una vasta parte dell'Europa occidentale. La notte di Natale dell'800 papa Leone III lo incoronò imperatore, fondando l'Impero carolingio.
Con Carlo Magno si assisté quindi al superamento, riguardo alla storia dell' Europa occidentale, dell'ambiguità giuridico-formale dei regni romano-barbarici in favore di un nuovo modello imperiale. L'Impero resistette fin quando Carlo fu in vita, venendo poi diviso tra gli eredi, ma la portata delle sue riforme e la sua valenza sacrale influenzarono radicalmente tutta la vita e la politica del continente europeo nei secoli successivi.Alla morte di Pipino il Breve nel 768, i suoi due figli Carlo Magno e Carlomanno si spartirono l'eredità. Al primo andarono l'Austrasia, gran parte della Neustria e la metà nord-occidentale dell'Aquitania, mentre al secondo spettarono la Borgogna, la Provenza, la Gotia, l'Alsazia, l'Alamagna, e la parte sud-orientale dell'Aquitania, con capitale Samoussy. Quando Carlomanno morì nel 4 dicembre 771, all'età di soli 20 anni, Carlo Magno si ritrovò a governare il regno dei franchi unificato.